Come la commercializzazione ha avuto impatti sulla varietà dell'alimentazione
Viviamo in un’epoca di grande varietà commerciale e devastante appiattimento nutrizionale.
Nel momento in cui sei costretto ad eliminare dalla tua alimentazione grano e latte questo è ancor più palese.
A parte poche eccezioni, l’alimentazione occidentale è quasi del tutto basata su questi due ingredienti.
Altro che dieta mediterranea.
In un incontro per donne incinte, una nota nutrizionista venne a farci una lezione sulla nutrizione in gravidanza e ci invitò ad avere come riferimento la dieta mediterranea, una delle più apprezzate al mondo.
Sai cosa c’è alla base di questa alimentazione? Quella che dovrebbe essere la nostra alimentazione?
La varietà. La varietà soprattutto di cereali (e pseudocereali).
Per logiche di mercato e per cultura dominante questa varietà è venuta meno.
Siamo abituati al sapore di grano e latte. Ciò che è diverso è strano, spesso non accettato, rifiutato.
Per esperienza ti dico che viene anche denigrato. Soprattutto quello che porta l’etichetta di “senza glutine” o “senza lattosio”.
Pensa che in una recente ricerca è stato osservato che lo stesso identico prodotto con l’etichetta “vegan” veniva scartato, mentre se l’etichetta non c’era, veniva scelto.
Forte, vero?
Questo è il lato della medaglia che molti ignorano ma c’è. Il cibo è inclusione…ma spesso motivo di esclusione.
E la cosa estremamente paradossale è che, spesso, viene escluso chi si nutre in modo sano perché il suo cibo non è riconosciuto. O chi per motivi di salute non può mangiare determinati alimenti.
Perché non si riconoscono i cereali in chicco, alcune verdure sono aliene, alcuni combinazione troppo fuori dagli schemi.
Pensa che io sono felice di muovermi liberamente nei miei schemi.
Da quando ho scoperto di dover eliminare il glutine e il latte dalla mia alimentazione, la mia tavola si è arricchita e il mio corpo ne ha guadagnato in salute.
Il mio pane con farine naturalmente senza glutine e senza amidi è la rappresentazione fisica di questo cambio di approccio alimentare.
Ne sforno uno ogni una o due settimane: un pane sempre diverso, con farine di cereali e paseudocereali diversi che mi consentono di sperimentare sapori, odori, consistenze nuove.